L’artista marsigliese Clementine Carsberg è stata in residenza tra novembre 2014 e marzo 2015. La sua residenza è stata segnata dall’incontro e dal rapporto dialettico con la fotografa Carmen Cardillo: due linguaggi, contesti culturali e generazioni in dialogo.
La mostra fotografica di Carmen Cardillo a Catania, conclude il progetto Secret de famille, residenza d’artista a Casa Toesca di Clémentine Carsberg. L’artista marsigliese ha meditato sulle tematiche del trascorrere del tempo e della memoria, alla ricerca delle tracce di coloro che hanno abitato l’antica dimo- ra, e che attualmente la abitano, sfruttando lo spazio della limonaia. A novembre 2014, nel periodo in cui Torino, annualmente dedi- ca massima visibilità all’arte contemporanea con Artissima, Areacreativa42 aveva aperto le sale di Casa Toesca per un doppio appun- tamento tutto al femminile. Clémentine aveva inaugurato l’installazione nello spazio della limonaia, mentre Carmen al primo piano una sua mostra personale di fotografia, in attesa di mettere a fuoco nei mesi successivi il lavoro Secret de famille esposto a maggio 2015 nella mostra al Centro Culturale Polivalente del Palazzo della Cultura di Catania. Acuta osservatrice e amante di quelle che lei stessa definisce le «tracce archeologiche», Clémentine ha tratto ispirazione da una stan- za del secondo piano di Casa Toesca, la “soffitta”, per la realizzazione di un’installazione in papier peint. La carta da parati, tratto distintivo della sua produzione, è il materiale che meglio si sposa con la meditazione condotta sui segni del tempo che ripercorrono la casa, operazione che si riassume nel titolo della residenza. Tracce discrete, appena suggerite che si caricano di significati universa- li, senza raccontare una storia troppo precisa. Clémentine ci propone una nuova lettura dello spazio: il papier peint, materiale umile e quotidiano ha la potenzialità di nascondere il visibile e di confondere chi osserva. La presenza discreta e silenziosa di Carmen, le sue osservazioni e la sua sensibilità sono state di fondamentale importanza e di con- tributo allo sviluppo del progetto. Le sue fotografie hanno lo scopo di restituire quel senso di scoperta iniziale, di rivelazione nato nel- l’incontro con la soffitta. Con emozione penso a questo progetto, al processo artistico che ci ha coinvolte, coordinato da Martina Furno giovane storica dell’ar- te. La Residenza d’artista in questo caso è stata una completa immersione nel lavoro, senza distrazioni e, quando è arrivata Carmen, anche per lei una condivisione totale del tempo del progetto. La mostra fotografica e il catalogo raccontano il clima sospeso, la sco- perta affascinante di un luogo antico, la tensione del momento creativo e lo stupore della decontestualizzazione; il progetto non ha confine ed è questo il vero significato di questa profonda e affascinante esperienza.
Karin Reisovà
Stavo leggendo un giallo, come durante il mio primo soggiorno a Casa Toesca, quando ho fatto un parallelo e
ho sorriso: cercare una “buona” idea d’opera d’arte, pensata per un luogo specifico, si avvicina alla risoluzione di un enigma.
L’enigma dell’opera adatta a questo posto – come se dovessi scoprire qualcosa di esistente per questo posto in particolare. Una
caccia al tesoro nel raccogliere fotografie, racconti e aneddoti del luogo, preferenze, ostacoli, divertimenti…
La Limonaia non è uno spazio facile: esposta direttamente sul giardino, dalle piastrelle cupe che rivestono anche le panchine
in muratura e dall’illuminazione calda proveniente dalle luci sul soffitto. Ma ogni luogo è un luogo a suo modo e mi piace accet-
tare la sfida di realizzare qualcosa di pensato precisamente per uno spazio e per le sue peculiarità. Quello che mi sorprende ogni
volta è una sensazione contraddittoria. Quando mi sono offerti, come in questa occasione, uno spazio, un tempo e la fiducia –
una grande libertà d’azione per realizzare ciò che desidero – da una parte un vento rassicurante di motivazione mi trasporta e
mi sospinge; dall’altra una paralisi si presenta di fronte a queste infinite possibilità di opere realizzabili, che dovrei incanalare
nella mia incubatrice per svelare ciò che mi sembra appropriato all’evento, al momento, allo spazio. Appropriato in sé e per sé.
Trovare una posizione confortevole, in equilibrio tra questo vuoto e questo pieno…
Clementine Carsberg