2 aprile – 12 giugno 2011
a cura di Vincenzo Gatti

Si tratta di una rassegna certamente sintetica, che mostra tuttavia gli aspetti più significativi del percorso che consente all’incisione di affrancarsi dalla mera funzione di tecnica di riproduzione per assumere pienamente coscienza delle potenzialità espressive del mezzo. Questo grazie agli artisti che, nel tempo, ne hanno fatto strumento insostituibile e talvolta elettivo, per esprimere la propria creatività. L’evoluzione dei procedimenti incisori, dalla sintesi linearistica della xilografia al bulino chiaroscurale, all’acquaforte, alle tecniche “pittoriche” dell’acquatinta fino a giungere alla litografia, registra il superamento di lunghe fasi di apprendistato in favore della piena libertà espressiva. Le straordinarie possibilità formali dell’acquaforte rivelate da Rembrandt aprono infatti la strada all’esperienza artistica che percorrerà i secoli fino ai nostri tempi, in piena libertà e in variegatissime forme. La storia dell’incisione è storia di segni: con il segno l’incisore traduce la realtà fenomenica, e con il segno restituisce, al filtro della sua sensibilità, quanto altri linguaggi visivi più apertamente esprimono. La rassegna si apre con grandi bulinisti cinquecenteschi (Dürer, Luca di Leyda, Hans Sebald Beham ), per passare, nel ‘600, a Rembrandt e agli acquafortisti suoi contemporanei, con una parentesi di virtuosismo estremo dedicata al bulino di Claude Mellan. Il settecento è segnato dall’ariosità del segno veneto ( Giovanni Battista Tiepolo e Canaletto ), e dalla vena preromantica di Piranesi. Goya, corrosivo e fantastico, fa da spartiacque fra il Settecento e l’Ottocento aperto a nuove sollecitazioni e sperimentazioni, tra cui si distinguono la visionarietà febbrile di Meryon, le innovative prove di Fontanesi e Fattori in ambito italiano ed il simbolismo di Redon e Klinger . Il vigoroso impegno “sociale” delle incisioni della Kollwitz sembra preannunciare le inquietudini del ‘900, secolo di trasformazioni e d’avanguardie che, nel caso dell’espressionismo tedesco, si riappropriano in forma nuova , di antichi linguaggi, come la xilografia. In mostra non potevano mancare figure notissime come Picasso e Mirò, ma devono essere segnalate alcune presenze del novecento italiano, prima fra tutte quella di Morandi , che in pagine ispiratissime, dove ogni segno è moto dell’intelletto, giunge a rimeditare le ragioni stesse dell’esistenza e del fare incisorio . Il panorama sintetico del secolo appena trascorso si completa con l’umorale Bartolini, il grande e severo xilografo Marangoni e infine Calandri, nella cui opera magistero tecnico e lirica consapevolezza testimoniano l’intima adesione ad una tradizione tanto profondamente compresa da farne motivo di speranza e avvio di nuovo futuro.