SEGNI, LUCI, COLORI

a cura di Angelo Mistrangelo

La mostra nasce in collaborazione tra l’Associazione Piemontese Arte e Areacreativa42 nella sede di Villa Vallero. Il titolo “Segni Luci Colori” vuole abbracciare la diversità delle opere esposte e sottolineare proposte di lettura dei lavori dei tre artisti coinvolti: Giorgio Ramella, Johannes Pfeiffer e Enzo Gagliardino, che propongono opere relative alla loro lunga esperienza artistica in Piemonte e non solo.

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Il tempo, lo spazio, l’ambiente, sono gli elementi determinanti del «corpus» di opere che caratterizza l’itinerario espositivo Segni Luci Colori, allestito nelle sale di Villa Vallero a Rivarolo, tra indagine con- cettuale e interiori riflessioni, suggestioni cromatiche e strutture me- tafisiche.

Un itinerario che unisce tre artisti dal linguaggio diverso, ma legati da una comune tensione espressiva che emerge dalle composizioni, dalla trama dei segni significanti, dalla capacità di «occupare» lo spazio con la materia.

Una mostra, quindi, che racchiude il clima di una contemporaneità sostenuta da una singolare visione della realtà e di questo nostro tempo quanto mai complesso e, sempre più, proteso verso la tecno- logia, l’immagine e una pressante comunicazione.

Tre artisti che ci riportano all’interno della cultura visiva, del sogno, della natura.

In Enzo Gagliardino il discorso si snoda attraverso una puntuale analisi intorno alle architetture urbane, alle facciate anonime dei pa- lazzi, alla sequenza delle finestre che si aprono sul mondo con l’in- tenso e inarrestabile fluire della storia e della società.

Nulla è affidato al caso, ma ogni dettaglio, ogni scorcio d’ambiente, ogni frammento di un’identità rivisitata diviene luogo altro per una pittura fortemente meditata, misurata.
E come se Gagliardino ricomponesse sui muri di un’intera esistenza un dialogo continuo tra l’uomo e i profondi silenzi, le scansioni dei mattoni e le memorie. Un dialogo che, di volta in volta, trasforma le facciate, rigorosamente e geometricamente essenziali, nella «meta- fora della vita» e, anche, simbolicamente, esprime l’assenza delle persone dietro ai rettangoli delle finestre mute.

E i mattoni costituiscono alcuni aspetti dell’esperienza di Johannes Pfeiffer, che Andrea Balzola ha definito «muratore e fabbro di instal- lazioni», dove il «mattone, di preferenza manufatto artigianale, é il modulo cellulare delle sue forme». Forme che appartengono alla na- tura, a quel suo disegnare lo spazio con cavi di fibra sintetica, all’in- contro con il granito «Un metro cubo», esposto nel parco del Castello di Racconigi, durante la Biennale Internazionale di Scultura del 2013. E sono interventi e situazioni liriche che ricreano la struttura di Santa Maria del Monastero – La Manta o il Museo dell’Opera del Duomo a Pisa. I fili di nylon diventano fasci di luce che illuminano l’interno di una antica navata, il cortile del Rettorato dell’Università torinese, e compongono, in «E la nave va», un omaggio a Giovanni Falcone.

Per Giorgio Ramella l’«Omaggio a Hokusai», è il filo conduttore di una ricerca in cui si delinea il suo viaggio verso l’Oriente.
E i segni graffiti, l’attenzione per il maestro de «La grande onda di Kanagawa» (dalle «Trentasei vedute del Monte Fuji»), l’energia della rappresentazione, richiama i versi haiku del giapponese Fujiwara No Sadaie: «un banco di nubi/ si staccava dalla/ vetta del monte». Ra- mella affida alle immagini il senso di una «scrittura» dove vi è tutto il suo «immaginario come fossero fotogrammi di un racconto»(Lea Mattarella). E sono nuvole lievi, aquiloni, alberi appena definiti e pesci che risalgono la corrente d’acqua, che conferiscono alla narra- zione il fascino di un tempo lontano che riemerge con la forza del dato cromatico, del ricordo, di una stagione creativa che magica- mente affiora dall’Oriente.

Angelo Mistrangelo