Mostra evento della giovane fotografa catanese Stefania Falsone
Casa Toesca apre le porte a Stefania Falsone e al suo elaborato fotografico prodotto durante il periodo di Residenza d’artista. Stefania è una finalista della IV edizione di Art Prize CBM e questo progetto si inserisce in un discorso che prende le mosse dalla tematica prescelta per l’ultima edizione del Premio: Forme e materie dell’attesa. Quello che Marco Petrocchi ha definito «lo spettacolo dell’oblio» mette in scena lo stato di abbandono, o di parziale abbandono, in cui versano alcuni luoghi dello spettacolo dislocati in due cittadine del Canavese: il teatro Patronale e il teatro S.S. Annunziata di Rivarolo C.se, il cinema Perona e il teatro Comunale di Cuorgnè. L’occhio di Stefania si fa strada tra ciò che resta, incedendo con lentezza e preservando l’equilibrio che si è impadronito di questi edifici ormai dismessi dalla loro funzione originaria. L’artista cerca di tradurre in fotografia le storie che le vengono raccontate dalle poltrone consumate, dalle pareti senza intonaco, dai frammenti dei manifesti. Il tempo che scorre implacabilmente su questi spazi è immaginario e concreto al tempo stesso: è illusione di una realtà negata dalla realtà stessa. Il tempo è impotenza. Le pareti e gli oggetti accatastati sono i soli testimoni impassibili di uno spettacolo logorante. Eppure, se si presta attenzione, nell’assordante silenzio riecheggia ancora il brusio della vita che li animava. L’intento è quello di catturare “la silenziosa delicatezza” con cui la vita, custodita dall’involucro delle pareti, continua a pulsare. «Aspettare è un’imposizione. Eppure è l’unica cosa che ci fa percepire fisicamente il logorìo del tempo e ce ne fa conoscere le promesse», scriveva Andrea Köhler nel suo saggio L’arte dell’attesa. È quello che accade a questi luoghi, inermi, in attesa che qualcosa accada. La mostra è il momento di veri ca del lavoro svolto nel periodo di incontro tra la personalità creativa di Stefania e il territorio del Canavese. Il progetto rappresenta ancora una volta un momento di sperimentazione, volto a stimolare una riflessione sul rapporto immagine-memoria-significato, calando l’artista in una realtà del tutto estranea. Partendo dal percorso estetico intrapreso da Stefania durante il premio, si è pensato di recuperare da un lato la cifra stilistica dell’opera in concorso (ossia la presenza di una figura femminile che dialoga con l’ambiente circostante), dall’altro la riflessione sul tempo. Questa volta però la giovane fotografa doveva fare i conti con una dimensione di tempo e attesa lontana da quella che era stata la stanza da lei allestita a servizio del tema da sviluppare. Il progetto attuale, viceversa, la costringeva a misurarsi con luoghi che hanno alle spalle un vissuto collettivo, il quale resiste ancora oggi nelle varie forme dell’abbandono. La s da era riuscire a superare questi due scogli: l’ambiente a lei totalmente estraneo, e il confrontarsi con spazi che appartengono alla comunità da decenni. Un approccio inedito, utile a migliorare il bagaglio di una carriera ancora tutta da formare. La residenza d’artista riconferma quindi l’obiettivo e la volontà di indurre a una crescita esperienziale che possa arricchire reciprocamente l’artista ospite e il territorio.
Maria Riccardi